Aumento Tariffe Idriche, Salvatore Lettera attacca:”Marco Villano incoerente. Anni di silenzi e oggi fa la morale”
SANT’ARPINO. “Leggo con sommo stupore le dichiarazioni di Marco Villano." Così inizia l’affondo di Salvatore Lettera, che non risparmia critiche all’esponente del Partito Democratico candidato alle prossime elezioni regionali. Al centro della polemica l’improvvisa indignazione di Villano per l’aumento delle tariffe idriche da parte dell’Ente Idrico Campano: un attacco che Lettera definisce "paradossale", considerando il passato politico dello stesso Villano e il suo lungo silenzio su gravi inefficienze e sprechi.
"È paradossale – incalza Lettera – che proprio lui, che nel 2018 ambiva alla presidenza del Consorzio Idrico di Terra di Lavoro con il sostegno dell’allora consigliere regionale Stefano Graziano, oggi faccia la morale e attacchi l’Ente Idrico Campano." Una contraddizione che lascia perplessi e che, secondo Lettera, evidenzia l’ipocrisia di certe uscite pubbliche, specie a ridosso di una campagna elettorale. Lettera non si limita a un giudizio politico, ma entra nel merito: "In quasi dieci anni, Villano non ha mai speso una parola sui debiti milionari del Consorzio Idrico di Terra di Lavoro, né sugli stipendi d’oro dei manager e dei membri del CDA, nonostante la Corte dei Conti abbia ipotizzato un danno erariale di circa 3 milioni di euro."
E ancora: nessun commento sui 129 milioni di euro di debiti verso Acqua Campania, né sui 22 milioni di bollette non pagate all’ENEL. Debiti che – ricorda Lettera – "sono tra le principali cause dell’aumento delle tariffe che oggi Villano finge di contestare, mentre a pagarne le conseguenze sono sempre le famiglie e le comunità locali della provincia di Caserta."
Lettera punta il dito contro l’assenza politica del consigliere provinciale: "Non ha mai presentato un atto, una mozione, un’interrogazione o un’interpellanza sull’Ente Idrico. Eppure era perfettamente a conoscenza dei numeri, dei debiti, degli sprechi. E oggi, guarda caso con le elezioni regionali alle porte, si riscopre moralista."
Uno scatto di coerenza a corrente alternata, secondo Lettera, che accusa Villano di essersi tenuto in disparte quando c’era da denunciare davvero i problemi. "Il suo slogan è 'Noi. Marco Villano'. Ma per anni, su questi temi, c’è stato solo lui: in silenzio."
L’accusa finale è tra le più pesanti: "Perché non propone una raccolta firme o una petizione per chiedere le dimissioni di tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione e dei manager che hanno provocato questi debiti? Forse perché qualcuno di loro fa parte della sua rete politica, degli amici degli amici?"
Un sospetto che si somma alla critica principale: l’incoerenza. Per Lettera, l’uscita pubblica di Villano "è una posizione ipocrita, che nasconde anni di silenzi e di omissioni, proprio quando avrebbe avuto il potere – e il dovere – di agire."