Sant’Arpino, l’Opificio Puca inaugura domani la stagione espositiva con la performance “Rebirthing”

SANT'ARPINO. L’Opificio Puca centro per l’arte contemporanea e galleriastudiolegale inaugurano venerdì 3 gennaio 2020, la stagione espositiva con nuovi spazi, nuove opere e con Rebirthing, una performance visivo-sonora di Maria Giovanna Abbate e degoya.

In mostra i lavori  di Teresa Antignani, Valentina Biasetti,  Francesco Capasso, Pietro Capogrosso, Alessandro Del Gaudio, Francesca Dondoglio, Federico Fusi, Tamara Gobronidze, Kinu Kamura, Liana Gukasyan, Paolo Laudisa, Giovanni Odierna, Pietro Maietta, Rosanna Pezzella, Annamaria Natale, Francesca Rao, Massimiliano Sbrescia, Nicola Verlato.

Rebirthing è una performance visivo-sonora, pensata come "site specific" per gli spazio dell’Opificio Puca, nata dall’incontro tra Maria Giovanna Abbate, artista visivo, e il collettivo di musicisti degoya (Francesco Di Cristofaro, Andrea Laudante, Gabriele Tinto).

Un percorso costruito sul respiro, quello della natura e dell’uomo, dalla pianta di bambù allo strumento meccanico, dalla voce che recita suoni alla rielaborazione elettronica, dai movimenti del corpo che generano immagini ai filiformi versi intessuti di fasci di luce. Una metamorfosi del respiro che a partire dalle viscere della terra diventa eco visivo.

Quattro ambienti separati che dialogano tra loro nel chiuso degli occhi, come se nelle scatole/stanze oscurate si recitassero suoni e svelassero immagini che provengono non si sa bene da dove; come se i quattro artisti si muovessero al buio sul baratro di un burrone, in bilico tra la contemplazione della fine e l’inquietudine di un inizio che non arriva mai.

Maria Giovanna Abbate vive e lavora a Firenze, da alcuni anni ha intrapreso un percorso di ricerca performativa e installativa nel campo delle arti visive. Un fare arte che nasce dalla necessità di resistere alla deriva della società contemporanea.

La parola “Goya”, letteralmente “come se / come fosse”, descrive la sospensione dell’incredulità che può manifestarsi attraverso una buona narrazione. degoya è uno spazio in cui si cerca, attraverso l’indagine sonora, la sospensione del giudizio.

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