Sant’Arpino. Ledwall, l’opposizione chiede l’annullamento dell’affidamento alla società del figlio del presentatore della lista di maggioranza. “Grave ombra sulla trasparenza amministrativa”

SANT'ARPINO. I Consiglieri Comunali del gruppo “Misto” Domenico Cammisa, Salvatore Lettera e Francesco Pezone, hanno depositato una formale richiesta di annullamento, in autotutela dell’affidamento diretto disposto con determina n. 197 del 18 marzo 2025, relativo alla fornitura, installazione e gestione di uno schermo pubblicitario (ledwall) in Piazza Macrì.

"L'affidamento è avvenuto senza alcuna procedura comparativa o evidenza pubblica, - hanno fatto sapere Cammisa, Lettera e Pezone - in favore della società “Brasiello Graphics & Communication Studio”, la cui amministrazione è riconducibile al figlio di Salvatore Brasiello, noto esponente locale e presentatore della lista “Risorgimento Atellano”, oggi gruppo di maggioranza consiliare.

Un affidamento che, guarda caso, finisce alla società riconducibile al figlio di Salvatore Brasiello – storico esponente della politica locale, noto per la sua straordinaria capacità di adattamento ai cambi di vento istituzionale. Una presenza camaleontica, sempre pronto a rispondere alle esigenze del potente di turno, senza mai perdere il passo. Naturalmente, ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente documentato.

Questa circostanza, pur in assenza di ruoli istituzionali formali da parte di Brasiello padre, solleva legittimi interrogativi sull’opportunità politica e sulla trasparenza dell’azione amministrativa, soprattutto alla luce di un rapporto familiare diretto con un protagonista della vita politica cittadina.

A rendere ancora più grave la vicenda è il fatto che lo stesso Sindaco Di Mattia, nel corso di una seduta consiliare pubblica (video integrale facilmente reperibile sui social), aveva dichiarato testualmente che “non avrebbe mai consentito favoritismi ai parenti di amministratori o agli amici degli amici”. Una dichiarazione solenne che oggi suona amara e clamorosamente smentita dai fatti.

Il provvedimento, oltre a non prevedere alcun ritorno economico per il Comune, si pone in contrasto evidente con le dichiarazioni ufficiali, secondo cui l’impianto sarebbe destinato esclusivamente a fini istituzionali. In realtà, la società affidataria promuove apertamente la vendita di spazi pubblicitari a proprio vantaggio economico, come dimostrato da contenuti promozionali diffusi sui social.

Il tutto avviene ricorrendo all’affidamento diretto, senza gara pubblica, e utilizzando suolo comunale e una fonte di alimentazione elettrica non specificata, con evidenti profili di opacità amministrativa e utilizzo gratuito di beni pubblici senza alcun vantaggio per l’Ente.

Un’iniziativa che, più che rispondere a un interesse pubblico effettivo, somiglia tanto a un contentino elettorale, magari utile a “tendere la mano” ad amici e sostenitori in vista di futuri appuntamenti politici. Il tutto, ovviamente, sotto la nobile veste della comunicazione istituzionale. Una scelta che rischia di trasformare l’informazione pubblica in veicolo di consenso privato. Ma si sa, “tengo famiglia”

In un Comune in dissesto finanziario, l’utilizzo di risorse e spazi pubblici dovrebbe seguire criteri di trasparenza, imparzialità e interesse pubblico, come previsto dalla normativa e richiamato da recenti pronunce del Consiglio di Stato in materia di impianti pubblicitari.

La politica non può ridursi a una questione di legami parentali e favoritismi personali.

È dovere di ogni amministratore pubblico garantire che ogni atto sia libero da conflitti, parentele e opacità. Il bene comune viene prima degli interessi personali e familiari. La trasparenza non è uno slogan da consiglio comunale: è un principio costituzionale. E i cittadini meritano coerenza, non dichiarazioni smentite nei fatti.

Ribadiamo il nostro impegno per la legalità, la correttezza amministrativa e la tutela dell’interesse pubblico".

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