Sant’Arpino. Lettera aperta del professor Giuseppe Limone “A PROPOSITO DI BARZELLETTE COMICHE A METÀ”

Sant'Arpino      Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta del professor Giuseppe Limone.

"Non c’è verso. Il signor “NON-SO-COME-SI-CHIAMA” continua la sua impresa eroicomica, consistente nel tentar di dire qualcosa senza aver nulla da dire. Continua, infatti, a sostenere che la parola “barista” è un insulto. Per la verità, si tratta di una parola ben contemplata nel vocabolario della lingua italiana, nel dizionario della Treccani, nel dizionario dell’Accademia della Crusca, senza che sia considerata un termine spregiativo o un insulto. Ma il nostro eroe insiste. Così è scritto nel suo BOCCABOLARIO, o nel suo COCCOBOLARIO; e noi siamo costretti a prendere atto della sua comica convinzione. Lui intanto, per sua dichiarazione, è un Imprenditore, contornato di “collaboratori”. Non li chiamerebbe mai “baristi”, ma solo “collaboratori”, con la stessa logica con cui un signorino non chiama domestica la sua aiutante, ma collaboratrice o “colf”. Non dice “baristi” perché crede che i baristi siano domestici. La parola cambia, ma l’atteggiamento di pretesa superiorità resta uguale. Il vocabolario non prevede tutto ciò, ma lui che cosa se ne importa del vocabolario? Del resto, che cosa possiamo aspettarci da un signore che parla del Sindaco come se fosse un suo garzone e che parla dei vecchi come se fossero dei reperti da gettare via? Intanto, il nostro IDCB (cioè: Imprenditore Dei Collaboratori di Bar) ha scoperto (che genio!) una cosa nuova: che esiste l’opportunità politica per cui un Imprenditore, se si trova ad avere in Consiglio comunale un cognato, non deve partecipare a nessuna gara pubblica. Deve cambiare mestiere. Quindi, anche questo nostro IDCB (Imprenditore Dei Collaboratori di Bar), nel caso in cui avesse un cognato in Consiglio comunale, non dovrebbe partecipare a gare pubbliche che coinvolgano bar. Per opportunità politica, deve chiudere il bar. Strana osservazione, intanto, la sua. Egli, Imprenditore di collaboratori di bar, paga le tasse. Perché? Gli altri Imprenditori non le pagano? E, se partecipano a gare pubbliche, come fanno a non pagarle? Per opportunità politica, il signor IDCB sarà costretto a chiudere il bar. Peccato! I suoi avventori saranno costretti a cambiare bar. Lui, intanto, per modestia, diventerà Imprenditore dei collaboratori che collaborano con i collaboratori degli altri bar.

P.S. C’è un signor giornalista, anche lui a metà, che mi rimprovera per il fatto che mi occupo delle buche e non delle Scuole. Lo correggo: mi occupo delle buche e delle Scuole, e di tanto altro ancora. Osservo, però, la malattia del suo ragionamento: si chiama “BENALTRISMO”. Consiste in questo: se ti occupi delle buche, ti diranno che non ti sei occupato delle scuole; se ti occupi delle scuole, ti diranno che non ti sei occupato delle buche; se ti occupi delle buche e delle scuole, ti diranno che c’è “BEN ALTRO” di cui occuparsi. Lo stesso giornalista mi dice che non bisogna occuparsi di braccialetti, perché questa storia riguarda il passato e perché chi ha commesso il delitto ha già pagato. Eh, no! Una cosa è il diritto e una cosa è l’etica. Una cosa è il diritto e un’altra cosa è l’etica pubblica. Non basta aver pagato il debito giuridico, perché l’etica non si esaurisce nel diritto. L’etica, a differenza del diritto, impone due obblighi che restano anche quando il debito giuridico è stato scontato. Il primo obbligo è quello di chiedere perdono ai cittadini. Il secondo obbligo è quello di astenersi dal dare lezioni di legalità ad altri e quello di osservare una lunga QUARANTENA DEL SILENZIO. Il pagamento solo giuridico non è una soluzione: nella migliore delle ipotesi, è una soluzione a metà. Caro signore, bisogna cercare di NON essere giornalisti a metà. Infine, do un consiglio a tutti gli interlocutori malevoli: cercate di stare calmi, perché, se proseguite su questa strada, non arriverete da nessuna parte. Spero che questo mio appello venga raccolto".

Giuseppe Limone

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