Sant’Arpino, editoriale V. (elezioni) Chi si assume la responsabilità di ciò che non è stato fatto, assumendosi, di conseguenza, la responsabilità di ciò che si dovrà fare?

SANT'ARPINO. In ogni sistema democratico, a fronte di una crisi sociale, economica e sanitaria, le forze governative in campo, al di là delle difficoltà tecniche e/o politiche, dovrebbero sempre fare quella che in filosofia morale è definita “assunzione di responsabilità”. Cosa vuol dire? Vuol dire che oltre a mostrare soltanto i lustrini e le medaglie, segno di quanto fatto, i responsabili di governo dovrebbero soprattutto assumersi innanzi al popolo, appunto, la responsabilità di quanto non è stato fatto, che spesso è più di quanto sia stato fatto, e prendersi un serio impegno per ciò che va fatto ancora. Questo, naturalmente, può avvenire quando la cosiddetta classe dirigente è seria (esperienza!), competente (preparazione!) e coerente (statura morale!).

Quanto sta avvenendo in queste ore in Italia ci deve porre dinanzi ad una seria riflessione circa tutto ciò, soprattutto nel momento in cui un Capo dello Stato, per potere attribuito dalla Costituzione, ha la responsabilità di far ripartire un’azione di governo efficace, solida dal punto di vista parlamentare e soprattutto capace di pensare all’unica cosa davvero importante: il bene comune.

Ora, quanto ragionato nella dimensione nazionale, ha la medesima, se non più elevata, valenza dal punto di vista locale. Perchè quando si è alla soglia di un “cambio della guardia”, ognuno di noi si sente capace di profonde riflessioni politiche, di critiche aspre nei confronti di quelli che dovrebbero “scendere” e di elucubrazioni nepotistiche circa quelli che si candidano “a salire”, ma si dimentica in fondo la cosa fondamentale: chi si assume la responsabilità di ciò che non è stato fatto, assumendosi, di conseguenza, la responsabilità di ciò che si dovrà fare? Questa è un’importante considerazione, poiché in questo tempo il cambio amministrativo di qualsiasi città avviene non in condizioni normali, ma in condizioni di pandemia. Dove di certo tutti coloro che, con buona volontà, si candidano al servizio dei cittadini, non troveranno un elettorato sorridente e benevolo, bensì stanco ed arrabbiato, incapace di ascoltare ore di comizi o di leggere montagne di punti di un programma politico. Vorranno un’assunzione di responsabilità. Cercheranno di capire se c’è qualcuno che dica esattamente a che punto siamo, affermi con chiarezza ciò che manca e si renda realmente disponibile a venire incontro alle esigenze di un popolo allo stremo. Cioè cercheranno dei responsabili. Ma non di quelli chiamati a fare da mastice a delle maggioranze traballanti. Responsabili veri. Se ce ne sono, si facciano avanti.  

V.

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