Sant’Arpino. Dipartita Silvio Berlusconi, Benincaso:”Ha voluto divulgare il segreto del suo successo in poche semplici parole che sono diventate l’essenza del suo pensiero”

SANT'ARPINO. Se è vero, come è vero, che la storia la scrivono i vincitori, mi auguro che quella di Silvio Berlusconi non venga scritta dai giornalisti, perché, se ciò dovesse accadere, sarebbe il solito clamoroso falso storico, che per gli anni a venire sarà spacciato come verità assoluta. 

E’ il caso, quindi, di sperare che queste poche righe, insieme agli altri scritti e testimonianze, possano, un domani, essere consultati da qualche storico coscienzioso, dotato di una buona dose di onestà intellettuale e, soprattutto, di coraggio, in quanto, nel momento in cui vorrà intraprendere una corretta e giusta ricostruzione storica, sarà inesorabilmente tacciato di “revisionismo”.

Silvio Berlusconi era un “uomo ricco”, che sicuramente e legittimamente poteva godere delle prerogative legate a tale condizione, ma, per un attimo, ha voluto anche rappresentare un “sogno”, un modello da imitare, l’incarnazione che è possibile arrivare. E se si fosse limitato a rappresentare un “sogno”, ad apparire sui rotocalchi patinati come uomo di successo, certamente avrebbe avuto tutti dalla sua parte e tutti avrebbero agognato di sedere al suo tavolo e nessuno si sarebbe sognato di informarsi sulla sua ricchezza o sul come trascorreva le serate ad Arcore.

Invece, Silvio Berlusconi ha voluto andare oltre, ha voluto divulgare il segreto del suo successo in poche semplici parole che sono diventate l’essenza del suo pensiero ed hanno costituito il supporto culturale di una ideologia che, recepita da molti, si è fatta movimento, il quale, trapiantato in ambito politico, ne ha scardinato le fondamenta, guadagnandosi un notevole spazio, scalzando i vecchi partiti e rinnovandone lo scenario.                  

Una operazione che soltanto un messaggio dai contenuti fortemente rivoluzionari poteva compiere. Una rivoluzione, tuttavia, silenziosa e priva dei soliti connotati eversivi e degli stereotipi violenti, tanto da apparire soltanto come una calorosa esortazione: la politica del “fare”.

“… AGITE … CREATE … FATE DELLA VOSTRA VITA UNA CONTINUA INTRAPRESA … in maniera LIBERA … senza vincoli … né lacci né lacciuoli … “ 

Era questo il messaggio più volte ripetuto ed in vario modo presentato e divulgato, di cui Silvio Berlusconi, scendendo in campo, si era fatto apostolo.

Un messaggio che, comunque, suonava sinistro alle orecchie dei Poteri Forti, annidati nei gangli dell’amministrazione statale e dell’alta finanza, da cui tutto doveva promanare ed a cui tutto doveva ritornare. Quale sarebbe stato il ruolo di questi, infatti, se nessuno avesse più chiesto il “permesso”, l’”autorizzazione”, il “nulla-osta”; si sarebbe sfaldato l’Ordine costituito; l’anarchia avrebbe preso il sopravvento e tutti avrebbero fatto a meno di loro, rivelandone l’inutilità ed il saprofitismo.

Non era possibile tutto questo ed allora si imponeva una operazione di contenimento, iniziale, a cui far seguire l’annientamento totale. 

Per la prima si sono serviti della stampa, scritta e parlata, e dell’intellettualismo “salottiero”, veri baluardi della conservazione e dello “status quo”, i quali hanno subito creato una cortina di confusione, orchestrando dibattiti, convegni, libri, film, canzoni, cabaret, satire, ironia, interventi televisivi, ecc. ecc. ecc.

Per l’operazione successiva si è attivata la magistratura, in possesso di quell’arma micidiale, la “verità giudiziaria”, secondo cui si è colpevole od innocente soltanto se lo decidono i magistrati, che, utilizzata in maniera esclusiva ed incontrastata, fa impallidire qualsiasi altro strumento di annientamento.         

Nelle grinfie di costoro è caduto Silvio Berlusconi, a cui, tuttavia, si è opposto fieramente, da vero resistente ed in difesa dei diritti di tutti, per il progresso civile ed economico di tutta la nazione e per il conseguimento di quel benessere che soltanto la libertà riesce a conseguire.

Se ne è uscito vincitore sarà acclamato come un eroe, se ne è uscito sconfitto sarà onorato come un martire! 

Giuseppe Benincaso

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