Sant’Arpino, editoriale V. (Terra dei fuochi) Molti amministratori locali hanno seguito la linea teorica di quel tale che diceva che la Terra dei Fuochi non esiste

SANT'ARPINO. Se mai si è avuta la sensazione di vedere qualcosa, di già tanto ovvio, finalmente ratificata, confermata e conclamata da qualcuno che avrebbe dovuto farlo, per competenza e dovere, già da una ventina d’anni, più o meno, oggi abbiamo l’opportunità di rivivere questa emozione nell’ambito dell’ammissione di esistenza, da parte di straordinarie menti giudiziarie e sanitarie, della venefica e tristemente celeberrima Terra dei Fuochi. Perché sembra che anni di morti, di chiemioterapie assegnate e diagnosi accertate siano utili all’accertamento di questa verità ineluttabile soltanto adesso. Sarà adesso curioso vedere la reazione degli amministratori. Non certo soltanto quelli nazionali, governanti e lacchè vari impegnati nel disimpegnarsi dalla necessaria vocazione alla coerenza, ma soprattutto quelli locali. I quali, nella maggior parte dei casi, hanno seguito la linea teorica, poco calata nella realtà dei fatti, di quel tale che diceva e ancora dice che la Terra dei Fuochi non esiste. Ed anche perché alcune, se non molte, di quelle persone di “buona volontà” che si sono rese disponibili a presentarsi, o ri-presentarsi, dinanzi al popolo per offrire la propria candidatura alla guida della comunità, vengono da quel ceppo. Che abbiano preso o no posizione per il riconoscimento dei veleni dei nostri territori, del loro effetto mortifero o della possibilità di creare anche mezzi di contrasto al fenomeno, essi vengono da lì. E, almeno fino ad oggi, non hanno mai dichiarato di essere contro quella controproducente teoria. Allora si capisce quanto diviene importante, nell’affermazione di un qualsivoglia programma politico o di un suo surrogato da parte di chiunque voglia prestare la propria opera al governo locale, dapprima schierarsi contro l’insulsa linea rinnegatoria e pensare, in modo concreto e poco classista, a come arginare la morte che invade i nostri campi. E miete tutti. Grandi e piccoli. La politica diviene un argine troppo importante per questo fine. La proposta è sempre valida: se ci sono responsabili, ma di quelli seri, si facciano avanti.

V.

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