Sant’Arpino, la guerra oltre la retorica. Grande partecipazione alla presentazione della trilogia della libertà di Vito Compagnone

SANT'ARPINO. Si è svolta domenica mattina, nella suggestiva cornice della Sala Busti di Sant’Arpino, la presentazione del libro “Trilogia della libertà – Oltre la retorica” di Vito Compagnone, un’opera intensa che invita a rileggere la guerra e il dopoguerra da una prospettiva profondamente umana, lontana dalle narrazioni celebrative e dai cliché della storia ufficiale.
L’incontro, moderato dal giornalista Idio Urciuoli, ha visto una partecipazione attenta e partecipe del pubblico, segno di quanto il tema della guerra continui a interrogare le coscienze, soprattutto in un’epoca segnata da nuovi conflitti e da una memoria storica sempre più fragile.
Ad aprire la mattinata è stato il giornalista Giovanni D’Elia, che ha curato l’introduzione all’opera, soffermandosi sul valore civile della scrittura di Compagnone: una scrittura che non cerca facili assoluzioni né condanne schematiche, ma che restituisce complessità ai vissuti individuali, alle paure, alle scelte forzate, alle ferite invisibili lasciate dalla guerra.
Il cuore dell’incontro è stato l’intervento dell’autore, Vito Compagnone, durato circa un’ora e seguito con grande attenzione. Compagnone ha spiegato le motivazioni profonde che lo hanno spinto a scrivere la Trilogia della libertà: la necessità di raccontare la guerra e il dopoguerra non come eventi astratti o eroici, ma come esperienze intime, spesso laceranti, vissute da uomini e donne comuni.
Una guerra narrata “dal basso”, fatta di silenzi, di scelte obbligate, di compromessi morali e di un dopoguerra che non coincide automaticamente con la pace interiore. “Oltre la retorica”, appunto: oltre i discorsi ufficiali, oltre le celebrazioni, per restituire verità emotiva e profondità storica.
Nel suo intervento è emersa con forza una riflessione attualissima: la guerra non termina con la fine delle ostilità, ma continua nelle coscienze, nei ricordi, nelle fratture sociali e familiari che si trascinano per generazioni. Ed è proprio questa continuità del dolore che rende necessario un racconto onesto, capace di educare alla complessità e di contrastare ogni banalizzazione del conflitto.
Successivamente è intervenuto il sindaco di Sant’Arpino, Ernesto Di Mattia, che ha sottolineato l’importanza di iniziative culturali come questa per mantenere viva la memoria storica e stimolare un pensiero critico, soprattutto tra le nuove generazioni. La cultura, ha ribadito il primo cittadino, resta uno strumento fondamentale per costruire comunità consapevoli e responsabili.
Un momento particolarmente significativo è stato l’intervento del giovane studente universitario Eugenio Perillo, che ha posto una domanda al professore Limone, chiamato a chiudere la mattinata. La sua riflessione ha evidenziato il ruolo della formazione e dello studio nel decostruire la narrazione semplificata della guerra, invitando a leggere il passato non come un archivio immobile, ma come una lezione viva per il presente.
La presentazione della Trilogia della libertà si è così trasformata in un momento di confronto profondo, in cui letteratura, storia e attualità si sono intrecciate. In un tempo in cui la guerra torna prepotentemente a occupare le cronache quotidiane, l’opera di Vito Compagnone ricorda che la libertà non è mai un dato acquisito e che la memoria, se privata della sua dimensione umana, rischia di diventare solo retorica.
Un incontro che ha lasciato il segno e che conferma come la cultura, quando è autentica, sappia ancora scuotere, interrogare e far pensare.

